Haruki Murakami, Norvegian wood

Haruki Murakami, Norvegian wood. Tokyo blues, Einaudi, 2013 (Edizione originale: Noruwei no mori, 1987) Traduzione di Giorgio Amitrano




Il protagonista di questo romanzo, Watanabe Tōru, a 37 anni ripercorre in un flashback il periodo della sua formazione sentimentale raccontando minuziosamente le vicende della sua vita di studente universitario nella Tokyo della fine degli anni Sessanta.
 
Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747. […] dagli altoparlanti sul soffitto cominciò a diffondersi a basso volume una musica di sottofondo. Era Norvegian Wood dei Beatles in una annacquata versione orchestrale. E come sempre mi bastò riconoscerne la melodia per sentirmi turbato. […], la mia mente andò a tutte le cose che avevo perduto nel corso della vita. Il tempo passato, le persone morte o mai più riviste, le emozioni che non possono rivivere.


Tōru è un giovane che si sente diverso dai suoi coetanei, ha un forte senso della morale che lo rende insicuro delle proprie scelte e lo spinge a isolarsi.
 
La sua formazione sentimentale è segnata dall’incontro per le strade di Tokyo con Naoko, la ex fidanzata del suo migliore amico morto suicida, e dall’inizio di una bella amicizia con Midori, sua compagna di corso all’università. Tanto Naoko, di cui si innamora, è fragile psichicamente e umbratile, quanto Midori è ottimista e piena di vita nonostante le avversità che deve affrontare.

Tōru frequenta saltuariamente anche il giovane Nagasawa, un collega universitario che nel romanzo ha il ruolo del personaggio cinico e affascinante, che si contrappone all’indole innocente e moralista del protagonista.

Al centro del romanzo sono i sentimenti di un giovane per due donne completamente diverse, un amore idealizzato, puro e uno concreto, proiettato verso il futuro. Grazie a un processo di crescita, generato anche dalle separazioni e da un senso di disillusione, Tōru saprà scegliere la sua strada.

Quando venne pubblicato in Giappone Norvegian Wood ebbe un grande successo, anche se si discostava dal genere a cui erano abituati gli estimatori di Murakami, rispondeva infatti al desiderio dell’autore di scrivere un romanzo d’amore.

“L’ho cominciato a cuor leggero”, afferma nel Postscriptum lo stesso Murakami, “Quello che ne è venuto fuori è un romanzo di più di trecento pagine che è un po’ difficile definire leggero. Forse questo libro chiedeva di essere scritto più di quanto io stesso mi rendessi conto.”
(Alessandra)

Commenti

  1. Ciao! Sembra molto interessante e sono curiosa di leggerlo. Seguirò il tuo consiglio e lo leggerò sicuramente :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono contenta, ora sto leggendo un altro titolo di Murakami, mooolto avvincente e anche molto diverso da questo... ne parlerò quando avrò terminato ciao ciao

      Elimina

Posta un commento